La tessitura, un’attività umana la cui origine si perde nella notte dei tempi. Dapprima furono semplici pelli di animali, per poi passare via via alla lana, al cotone e alle fibre sintetiche dei giorni d’oggi. Oltre alla canapa.
Ebbene sì, questa pianta, tanto vituperata ai giorni nostri, è stata per secoli una delle fibre tessili più utilizzate nella tessitura: possedendo una fibra robustissima, forse la più resistente in natura, può essere impiegata nella fabbricazione di un’infinità di tessuti e stoffe, dai pannolini, ai jeans, alle magliette, alla biancheria.
La sua produzione risulta essere molto più economica ed ecosostenibile di quella del cotone, il quale richiede moltissima acqua e pesticidi, cresce più rapidamente di qualsiasi altra pianta e ha bassi costi di raccolta.
I tessuti da essa derivati aggiungono alla resistenza anche notevoli qualità di assorbimento dell’umidità corporea, non assorbono gli odori, proteggono dai raggi UV, hanno elevatissima traspirabilità e capacità di refrattarietà agli attacchi di acari, tarme, funghi e batteri, risultando prodotti praticamente anallergici. Si prevedono utilizzi di questa fibra nell’abbigliamento medico e, addirittura, in quello militare.
Ad Aquileia, importantissimo centro urbano dell’Impero Romano, sono stati scoperti i maceri in cui veniva posta la canapa prima della lavorazione e nelle Repubbliche Marinare era normalissimo utilizzare questa fibra per la realizzazione di vele, cordami e tendaggi. Se Cristoforo Colombo è arrivato nel Nuovo Mondo nel 1492 lo deve anche a questa pianta: leggenda popolare narra, infatti, che le cime delle 3 caravelle, la Nina, la Pinta e la Santa Maria, siano state fabbricate, in canapa, a Frattamaggiore, allora centro di canapifici tra i più importanti d’Italia.
Dopo decenni di proibizionismo a favore di cotone e derivati del petrolio, assistiamo ad una graduale ma inarrestabile riscoperta di questa pianta quasi miracolosa, sia negli Stati Uniti, con la creazione di numerosi marchi e piccole aziende dedicate alla canapa tessile, che nella Vecchia Europa, soprattutto in Italia che, ricordiamo, era la seconda produttrice di canapa al mondo.
Forse un personaggio immaginario come Penelope avrebbe avuto molti più problemi nel disfare nottetempo la sua tela se fosse stata tessuta con la canapa, ma tutti gli esseri umani, che invece sono reali, ne trarranno sicuramente beneficio.
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