Tela, tavolozza e pennello: la canapa nella pittura
I musei e le gallerie d’arte di tutto il mondo celebrano giornalmente artisti e pittori in tutte le loro mostre: che siano i grandi Maestri del Rinascimento, pittori di scuola fiamminga o esponenti dell’arte contemporanea, la pittura non manca mai di stupire il visitatore che incrocia il proprio sguardo con queste vere e proprie “finestre sul tempo”. Eppure quasi nessuno sa che la canapa è, da secoli, fedele alleata dei pittori di tutta Europa.
Già da millenni l’Uomo ha imparato ad utilizzare questa pianta estremamente resistente e duttile per gli usi più vari, tra cui possiamo senz’altro annoverare la costruzione, l’alimentazione dei semi e dei suoi derivati come l’olio e la tessitura. Proprio per questa incredibile resistenza, la canapa è da sempre usata come base per la tela: una tela siffatta non è attaccata da muffe e parassiti, è refrattaria all’umidità e non assorbe la luce, permettendo il mantenimento del colore dell’opera nel tempo.
Artisti del passato hanno utilizzato la canapa nella tela e nei colori
Gli autoritratti di Leonardo da Vinci (1515), Rembrandt (1661) e Vincent Van Gogh (1889) sono dipinti su tela di canapa, Adriaen Van Onstade (1610-1685) e altri pittori fiamminghi si servirono di essa per le loro tele; lo stesso fece il pittore inglese Thomas Gainsborough (1727-1788) e persino Pablo Picasso (1881-1973) la adoperò per le sue opere.
Michelangelo utilizzò la canapa come base per dipingere la Cappella Sistina e il Giudizio Universale ed anche per i loro colori, che infatti risultano più brillanti e più resistenti allo scorrere inesorabile del tempo. Ciò ha permesso a queste opere di attraversare i secoli per giungere sino a noi. Ma non fu un’idea priva di rischi: tutto ciò fu fatto all’insaputa del committente, Papa Giulio II, passato alla storia come “il Papa guerriero”. Non proprio il ritratto dell’affabilità!
A tutt’oggi la canapa è parte integrante delle tele e molti artisti contemporanei stanno riscoprendo questa pianta, anche con mostre ad hoc: nel 2014 fu aperta in Oregon la prima galleria d’arte interamente incentrata sulla canapa, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di abbandonare il proibizionismo nei riguardi di questa pianta.
Come disse Hugo von Hofmannstahl “La pittura trasforma lo spazio in tempo” e sarebbe un vero affronto se questo tempo risultasse deformato da una tela o da dei colori maldestramente selezionati.