“Perché dovremmo disboscare foreste che hanno richiesto secoli per crescere e impoverire le miniere di materia prima che si sono formate in innumerevoli anni, quando ogni anno possiamo raccogliere l’equivalente dei prodotti forestali e minerari su un campo di canapa?” L’autore di questa frase non è un visionario ecologista del III Millennio ma un pragmatico industriale che ha creato dal nulla un sistema di produzione che ancora porta il suo nome: Henry Ford.
Henry Ford era un industriale anomalo per i suoi tempi: riteneva, infatti, che i suoi stessi operai fossero i suoi primi clienti e considerava l’affidabilità e la durabilità le caratteristiche fondamentali dei suoi prodotti. Possedeva un istinto innato per l’ottimizzazione del lavoro e dei costi e fu il primo ad accorgersi che utilizzare la canapa per produrre automobili avrebbe apportato notevoli vantaggi.
Innanzitutto la materia prima era facilmente disponibile, riproducibile e a buon mercato, e poteva essere utilizzata per ogni parte della vettura.
Nel 1937, quindi, la Ford produsse un prototipo chiamato Hemp Body Car (auto di canapa) che dimostrava l’enorme potenziale della canapa, abbinato ad una tecnologia innovativa per l’epoca. La carrozzeria della vettura era costituita da una plastica composita costituita da una resina legante e fibre di canapa al 70%, miscelate con paglia e una fibra tessile vegetale chiamata sisal. La struttura era così resistente che, maltrattando l’auto con una mazza da baseball, non si era in grado di ammaccarla. Questo veicolo era alimentato con etanolo, ottenuto sempre dalla canapa.
Nel 1941 il prototipo fu presentato a Dearborn, quartier generale della Ford. Purtroppo si era in piena Seconda Guerra Mondiale e gli sforzi che i Paesi belligeranti dovevano sostenere non permettevano investimenti nel settore automobilistico.
Tuttavia la canapa non era stata messa da parte: nel 1942 i contadini americani furono incoraggiati a coltivare la canapa per scopi bellici, con un filmato di propaganda del Dipartimento dell’Agricoltura intitolato “Hemp for Victory” (Canapa per la vittoria)*. Con la guerra, infatti, alcuni prodotti industriali d’importazione necessari all’industria e, soprattutto, alle Forze Armate, scarseggiarono e si pensò intelligentemente di sostituirli con derivati della canapa.
Purtroppo a un decennio dalla fine della guerra, nel 1955, la coltivazione della canapa fu nuovamente vietata negli Stati Uniti e la demonizzazione della pianta interruppe ogni ricerca sulle grandi possibilità che aveva, ed ha, la plastica di canapa di sostituire interamente il petrolio e i suoi derivati.
L’idea di utilizzare la canapa nell’industria automobilistica finì nel dimenticatoio finché, col Nuovo Millennio, le regolamentazioni sulla canapa cominciarono ad abbandonare un assurdo proibizionismo a favore di una riscoperta della pianta.
Al giorno d’oggi, ci sono aziende che hanno riscoperto le plastiche di canapa: i pannelli delle porte e i ripiani per cappelli di alcune gamme di Mercedes, BMW e Bugatti sono fatti, per l’appunto, con queste fibre e, addirittura, c’è chi sta pensando di costruire nuovamente intere vetture fatte di canapa e alimentate a biocarburanti.
È forte la convinzione che questi sforzi porteranno presto i frutti sperati, ed è oramai chiaro che la canapa e i suoi derivati siano la soluzione a portata di mano a molti dei problemi dell’Uomo e sarebbe assurdo ignorarlo.
*Video by US Department of Agriculture: https://youtu.be/d3rolyiTPr0
[Foto: CC0 1.0]