Turchia: combattere la crisi economica con la canapa
Il presidente turco Erdoğan e i media vicini al governo manifestano entusiasmo per le possibilità offerte dalla pianta di canapa, già ribattezzata “tesoro verde”. La canapa è stata stigmatizzata per decenni ed Erdoğan vede i “nemici della Turchia” responsabili di questo.
In Turchia c’è grande euforia riguardo le possibilità che l’oro verde darebbe al suo tessuto economico; il tesoro dell’Anatolia, è considerato una vera pianta miracolosa che aiuterebbe un Paese in grande crisi.
Erdoğan stesso ha dettato la linea quando ha elogiato la pianta: “Mi ricordo che mia madre cuciva a casa sacchetti, che poi abbiamo usato per fare la spesa“. Erano rispettosi dell’ambiente, riciclabili e, ovviamente, fatti di canapa.
Da allora, i media vicini al governo di Ankara hanno incensato le capacità produttive della pianta di canapa; dalle bioplastiche da essa ottenibili, ai durevoli materiali da costruzione che sono stati utilizzati per secoli dai popoli dell’Anatolia, oltre ai bei tessuti. Tutto fatto di canapa, il tesoro verde, che purtroppo è andato quasi completamente perduto, perché “i nemici della Turchia, che fingevano di essere amici“, volevano così.
Quando Erdoğan parla in questo modo, tutti in Turchia sanno a chi si riferisce: l’Occidente in generale, e l’America in particolare. Gli Stati Uniti hanno effettivamente svolto un ruolo importante nel declino dell’industria della canapa, un tempo fiorente in Turchia. Quando il cotone americano e africano apparve in Anatolia, i contadini e le loro produzioni di canapa furono duramente colpiti.
All’inizio degli anni 2000 – dopo la privatizzazione – le fabbriche turche che ancora utilizzavano la canapa come carta da sigarette sono state chiuse. Ora si sta introducendo la cellulosa ma questo è un lusso costoso considerata l’attuale crisi economica. Tuttavia questo non può certo essere l’unico motivo per un cambio di rotta così netto.
Oggi, la Cina e il Canada stanno entrando prepotentemente nella produzione di canapa su larga scala, quindi la Turchia non può permettersi di perdere altro terreno, considerata anche la potenziale e fortissima concorrenza di un Paese del Mediterraneo come l’Italia. A ciò si aggiunge il fatto che l’uso e la produzione di canapa erano già stati liberalizzati con una legge del 2016, ma poco era successo.
Ora il Ministero dell’Agricoltura vuole sostenere i nuovi coltivatori di canapa e ci si aspettano grandi novità. Così grande è l’aspettativa che alcuni temono che la canapa possa sostituire le cipolle e le barbabietole da zucchero: in tal caso la Turchia dovrebbe importare ancora più cibo di prima – e l’impatto positivo della frenesia verde svanirebbe di colpo.
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