Dai tempi antichi ai giorni nostri
Le popolazioni delle zone della Dacia e della Scizia erano storicamente votate alla coltivazione e alla lavorazione della canapa sin dai tempi più antichi, tanto da essere annotate negli scritti dello storico greco Erodoto.
In età moderna, la Romania è sempre stata un importante produttore di canapa industriale in ambito continentale; in seguito alla caduta del regime di Ceaușescu si assistette ad una decisa privatizzazione dei terreni atti alla coltivazione della canapa, tanto da far diventare il Paese meta di delocalizzazioni di aziende del settore, soprattutto olandesi e nordamericane.
All’interno delle varietà consentite dall’UE ben 7 sono di origine romena: Armanca, Dacia Secuieni, Diana, Lovrin 110, Secuieni Jubileu, Silvana e Zesi.
Una coltura antica ora dedicata all’export
Importanti aiuti sia governativi che comunitari stanno spingendo anche le aree restate fuori dal giro delle multinazionali ad implementare la coltivazione della canapa, tanto importante quanto tecnicamente obsoleta.
Il mercato di sbocco dei derivati di questa pianta sono i Paesi Bassi, gli U.S.A., la Gran Bretagna e la Germania; tali derivati sono soprattutto semi e olio, mentre l’uso medico è ancora in fase di studio.
Una situazione legislativa piuttosto confusa aggiunta ad un velato ostruzionismo da parte del Governo centrale, rallenta non poco lo sviluppo di un mercato più articolato, sia tra i Paesi balcanici che tra la Romania e il resto del mondo.
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