In questi giorni una parte del settore della canapa industriale, in particolare quello legato ai derivati della pianta, è evidentemente sottoposto ad un attacco politico.
Nonostante la sentenza della Corte di Cassazione sulla cannabis light del 30 Maggio scorso non sia stata favorevole, esplicitando che non vi sono destinazioni d’uso conformi alla vendita di derivati e non chiarendo la soglia dell’efficacia drogante, quello che più sta minando la sopravvivenza di migliaia di negozi dedicati alle infiorescenze della canapa è soprattutto il clima politico persecutorio che agevola, in alcuni territori, sequestri illegittimi o eccessivamente pedanti.
Tenere i negozi aperti in segno di protesta è una strada che in molti stanno percorrendo, rischiando però il sequestro delle infiorescenze e un procedimento penale, quindi molti scelgono di tenere pochissimi grammi in commercio in modo da ricevere, nella migliore delle ipotesi, la sanzione amministrativa ex art. 75 TuS. Tuttavia il procedimento può portare anche a conseguenze penali non di poco conto.
Sono state varie le riunioni di legali che stanno approfondendo la materia, ma al momento permane la non chiarezza e la confusione sul da farsi; il consiglio più diffuso è mantenere un atteggiamento prudente, almeno in questa fase.
Riguardo ad una ipotetica Class Action, anche qui gli elementi a disposizione non sono favorevoli: l’azione civile non porterebbe probabilmente ad un risarcimento del danno, in quanto la normativa è sempre stata dubbia e chi ha investito nel settore ne era consapevole.
Potrebbe anche darsi che un giudice decida in favore di un risarcimento del danno proprio per questo, ma è l’ipotesi meno plausibile. Si può invece tentare di adire la Corte di Giustizia dell’Unione Europea in uno dei procedimenti penali che sono stati incardinati oppure, una volta esperite tutte le vie interne, ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.
Per quanto riguarda le aziende agricole, queste possono continuare a coltivare, essendo tutelate dalla 242/16, e potranno vendere il prodotto come biomassa all’estero e probabilmente anche in Italia, essendo, quello farmaceutico, un settore pienamente riconosciuto dalla 242/16.
L’11 Giugno prossimo è indetta una manifestazione di protesta davanti al Ministero del lavoro dalle migliaia di operatori coinvolti, che rischiano di chiudere le loro attività e perdere gli investimenti fatti in questi anni.
Commercianti, coltivatori, pazienti, consumatori si troveranno uniti in questa battaglia per il riconoscimento dei derivati della canapa.